Davide Foschi, artista di Milano e fondatore del Metateismo, tra i nomi oggi di punta dell'Arte italiana, è conosciuto soprattutto per un'opera particolare, creata alcuni fa, dal titolo “La Pietà”, ispirata vuoi al celebre Michelangelo vuoi a Leonardo da Vinci. Su quest'opera già vanta biografie e studi specifici di diversi critici e storici dell'arte. Ad esempio G. Puntelli, A. Sacchetti a livello editoriale e gli stessi M. Porro e lo stesso Marco Marinacci che l'hanno puntualmente illustrata al recente Festival del Nuovo Rinascimento di Milano, attualmente in corso e curato-ideato dallo stesso Foschi con il Centro Leonardo da Vinci.

Colori sincronici

Il quadro presenta caratteristiche particolari ai limiti della cosiddetta psicotronica, tra scienza e immaginario. Nata con un cromatismo unico nero, con accennata una croce centralmente, nel corso del tempo essa si è modificata e animata, con tonalità di giallo quasi olografico e sagome simili a icone celebri dell'arte sacra medievale italiana. Almeno sul piano fenomenologico, il mistero è in primo piano. Foschi si limita a segnalare il fenomeno, senza facili speculazioni paranormali, limitandosi a constatare, supportato da esperti, che l'opera in divenire non trova spiegazione in particolari condizioni ambientali, combinazioni di luce o climatiche varie. In sé “La Pietà” di Foschi" è certamente suggestiva, sembra un quadro dopo un viaggio nel tempo, quasi dipinto davvero secoli fa, eppure, come accennato, diverse variabili apparse, ricordano qualcosa di avveniristico, quasi nanoneon o microled.

Concettualmente l'effetto percepito, evoca sia la strana famosa teoria dei colori di un certo Goethe, sia la spiegazione sincronica di un certo Jung: forse l'artista ha scoperto inconsciamente nell'atto di creazione e combinatoria del Colore, peraltro unico, peraltro il Nero come noto sorta di archetipo stesso fisico dei colori stessi, una speciale Singolarità, biofisicochimica.

Qualche microorganismo è rimasto intrappolato nelle pennellate originarie e come certi batteri in laboratorio nelle colture si trasforma periodicamente generando una pittura automatica ulteriore? Oppure in chiave junghiana, con il fisico Pauli e la stessa M. L. von Franz è scattata una coincidenza significativa tra l'autore, l'opera e poi i destinatari, sorta di psicosomatica cromatica in questo caso?

La mente naturalmente, poi, evoca subito il celebre Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde.

Neuroscienze ed Arte

Nelle presentazioni dell'opera di Davide Foschi è intervenuto anche lo storico dell'arte Marco Marinacci, grande esperto su Giotto e Raffaello, autori di diversi libri per Marietti (prefazioni di F. Caroli) e per Swan de “Il percorso dei sensi e la storia dell'arte. Le neuroscienze nella produzione artistica” (con R. Panigada), analisi straordinaria per l'odierna storia dell'arte. Marinacci con modulazioni “cliniche” e oggettivanti, ha discusso l'indubbia trascendenza del quadro di Foschi con affascinanti riferimenti a certa neuroestetica nascente e Psicologia della Forma, Gestalt.

Il nostro Cervello ha il dono miracolante di tradurre il caos “naturale” o quantico e frattale in vettori decifrabili, verso la Forma. Tale danza neuronale spiega, almeno parzialmente la percezione verosimile spesso captata dal pubblico stesso. In ogni caso “La Pietà” di D. Foschi è certamente una “piccola” grande opera d'arte del nostro tempo, destinata a futuri sorprendenti.